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Limitare la vendita diretta dell'energia? It makes no sense
Nell’Audizione alla Commissione Ambiente del Senato, in merito al disegno di legge recante "Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali", l’Autorità per l’energia ha proposto di sopprimere le modifiche all’articolo 8, che prevedono l’abolizione del tetto di 20 MW per la realizzazione dei SEU e la loro estensione non solo a un soggetto giuridico, ma anche a società riconducibili al medesimo gruppo societario.
Motivazione: "il conseguente allargamento comporta un aggravio significativo di spesa per tutti gli altri clienti finali del settore elettrico", aggravio che peraltro non viene quantificato.
Ora il Servizio Efficiente di Utenza offre la possibilità a un produttore di elettricità mediante un impianto a fonti rinnovabili o cogenerativo ad alta efficienza di collegarsi direttamente con un acquirente a cui vendere l’energia prodotta. La vendita diretta non è gravata dagli oneri aggiuntivi, esistenti quando fra produttore e consumatore si frappongono le linee di trasmissione e distribuzione, anche se una norma recente ha imposto di pagare comunque il 5% degli oneri di sistema che in tal caso si sarebbero dovuti sopportare. Si tratta dunque non solo della classica soluzione win-win (entrambe le parti ne traggono vantaggio) e di uno norma che allarga e potenzia la liberalizzazione del mercato elettrico, ma anche di uno strumento che facilita il raggiungimento della competitività per le tecnologie a cui è applicabile il SEU.
Il SEU contribuisce dunque a realizzare non solo obiettivi previsti dal disegno di legge (promuove la green economy e riduce l’uso di risorse naturali), ma anche alcuni di quelli considerati prioritari dalla stessa Autorità per l’energia: non a caso per motivare il no alla sua estensione si fa riferimento all’aggravio di spesa per tutti gli altri clienti finali; un’obiezione, però, inaccettabile in linea di principio e discutibile sotto il profilo pratico:
a) equivarrebbe infatti a vietare a chi coltiva un terreno di vendere direttamente i propri prodotti a un vicino, perché il loro mancato trasporto riduce il traffico autostradale e quindi rischia di aumentare le tariffe per gli altri utenti;
b) la realizzazione di un SEU non è impresa facile per una serie di motivi, in particolare sotto il profilo contrattuale e della sua bancabilità (sia il produttore che l’acquirente devono essere tali da garantire il ritorno dei finanziamenti nei tempi previsti), per cui il numero di realizzazioni nel prossimo futuro non si profila tale da alterare gli oneri a carico dei consumatori che continueranno a comperare elettricità dalla rete.
In effetti, un utilizzo più significativo dei SEU potrebbe venire proprio dalle modifiche all’articolo 8, che ne consentirebbe l’utilizzo a soggetti economici, oggi esclusi, di dimensioni tali da avere meno problemi a realizzare le opere di interconnessione, stabilire rapporti contrattuali, farsi finanziare.
Se la preoccupazione fosse proprio questa, per chi crede nei vantaggi di un mercato più aperto e caratterizzato da una crescente generazione distribuita, ben vengano le modifiche all’articolo 8.
*G.B. Zorzoli, Presidente onorario del Coordinamente Free (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica)
• SEGNALAZIONE 17 LUGLIO 2014 348/2014/I/EEL - SEGNALAZIONE AL GOVERNO E AL PARLAMENTO IN MERITO AI SISTEMI SEMPLICI DI PRODUZIONE E CONSUMO E ALLE RETI PRIVATE
dal sito dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico
• Ddl "Disposizioni in materia ambientale - Green Economy" - Tutte le novità ambientali del disegno di legge in materia ambientale e di Green Economy (ex "collegato ambientale") approvato dalla Camera il 13 novembre 2014 ed ora in discussione al Senato
un approfondimento a cura della redazione di Reteambiente.it
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