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Abolizione della priorità di dispacciamento alle rinnovabili: fatto tecnico o segnale politico?
A meno di eventuali emendamenti in fase di discussione che le proposte della Commissione si apprestano ad affrontare in sede di Consiglio e Parlamento Ue, questa misura rappresenta uno degli interventi del Pacchetto per l'energia pulita (anche noto come Winter Package), presentato il 30 novembre 2016, che ha generato maggiore scalpore, indirizzando numerose e severe critiche nei confronti della Commissione europea da parte del settore delle rinnovabili e dei fautori di politiche ambientaliste: la priorità di dispacciamento delle rinnovabili è stato un pilastro della liberalizzazione dei mercati europei e il simbolo normativo dello sviluppo della generazione a fonte rinnovabile.
Ma la sua eliminazione rappresenta davvero un elemento potenzialmente in grado di compromettere lo sviluppo futuro del parco di generazione "verde"?
Per provare a capire gli effetti concreti, cerchiamo di chiarire alcuni punti di fondamentale importanza.
Il ruolo del merito economico
La priorità di dispacciamento offre ad una data fonte / tecnologia una precedenza di immissione solo al verificarsi di una particolare circostanza: la parità di merito economico.
I mercati elettrici europei sono regolati secondo il system marginal price: le offerte accettate vengono remunerate in base al prezzo di equilibrio (marginale), ovvero al prezzo dell’ultima offerta accettata. Diversamente dal pay as bid (che remunera l’offerta accettata al prezzo specificatamente presentato per la singola unità), il system marginal price induce gli operatori ad offrire a prezzi aderenti al proprio costo marginale di produzione.
Il costo marginale di produzione di eolico e fotovoltaico è nullo, e pertanto una loro offerta a 0 €/MWh è la migliore possibile in termini di merito economico.
La razionalità del produttore rinnovabile
Per effetto del merito economico, un'ipotetica offerta di vendita da fonte rinnovabile, per esempio, di 51 €/MWh tuttavia non avrebbe alcuna priorità su un'offerta da un ciclo combinato a gas pari a 50 €/MWh, indipendentemente dall’ordine di priorità di dispacciamento definito dalla regolamentazione. Ma ha senso che il produttore fotovoltaico o eolico effettui offerte affrontando questo rischio?
La risposta è no: esso ha il primario interesse a vedere la propria offerta accettata e valorizzata dal mercato e, per andare sul sicuro, presenta offerte pari al proprio costo marginale, posizionandosi al miglior merito economico. Il produttore rinnovabile razionale si comporta quindi come price taker offrendo la sua (prevista) produzione a prezzo nullo, rendendo irrilevante il tema della priorità di dispacciamento.
L’irrilevanza degli effetti
È pur vero che un produttore da fonte convenzionale può anch’esso presentare un’offerta a prezzo nullo (o negativo, cosa ancora non possibile in Italia), soprattutto se l’impianto è scarsamente flessibile e non desidera incorrere nel rischio di spegnere o sbilanciare in singole ore nel caso non venisse accettato sul mercato elettrico del giorno prima. Tuttavia, questa circostanza appare teorica: in Italia, gli eventi di prezzo marginale di mercato a 0 €/MWh sono molto sporadici e non hanno mai fatto intervenire l’ordine di priorità di dispacciamento. Inoltre, un’offerta da rinnovabile non accettata per priorità di dispacciamento non impedisce all’impianto di immettere la propria produzione e prendere l’incentivo: in tal caso, l’energia non sarà valorizzata a prezzo di mercato ma a prezzo di sbilanciamento.
In futuro, per rendere questo scenario un minimo significativo, occorre che la domanda elettrica nazionale subisca altri crolli, al momento non previsti. Inoltre, la proposta di Direttiva interessa solo le nuove installazioni a fonte rinnovabile, quindi una porzione di capacità scarsa rispetto al parco impianti esistente.
L’integrazione nel dispacciamento
Gli Stati Membri europei hanno già imboccato la strada di una sempre maggiore integrazione nel sistema elettrico delle fonti rinnovabili, percorso che passerà anche attraverso il coinvolgimento della partecipazione delle non programmabili ai servizi di dispacciamento. Tale processo porterà anche ad enfatizzare il ruolo dei mercati verso il tempo reale, rendendo sempre meno rilevante il tema della priorità di dispacciamento, poiché essa verrà trattata in termini di valore economico del servizio che si andrà ad offrire.
Lo schema di Direttiva inoltre suggerisce che tagli alla produzione rinnovabile devono essere inseriti in meccanismi di mercato, o comunque essi devono essere remunerati (in Italia, già da qualche anno esiste il meccanismo di ristoro della "mancata produzione").
In conclusione, l’abolizione della priorità di dispacciamento per i nuovi impianti FER non rappresenta in nessun modo una concreta minaccia allo sviluppo futuro delle fonti rinnovabili - guidato invece dalle politiche nazionali di incentivazione, il vero driver per la certezza degli investimenti.
Se parliamo di orientamenti di policy e non di implicazioni meramente tecniche, questo intervento merita invece di essere posto in una prospettiva diversa: esso ha un effetto simbolico forte che suggerisce una minor attenzione generale dei decision maker nei confronti delle fonti rinnovabili a livello europeo, atteggiamento con il quale occorrerà comunque fare i conti in futuro ed indipendentemente dagli (inesistenti) effetti della priorità di dispacciamento.
*Andrea Marchisio, Partner di eLeMeNS, società di consulenza indipendente operante nel settore energia, per la realizzazione di analisi specialistiche, osservatori, studi e scenari.
• Proposta di direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili (rifusione)
in Nextville (Osservatorio di normativa energetica)
• Regulation on the internal market for electricity (revisione)
• Ue, presentato il pacchetto per l'energia pulita
dall'Archivio news di Nextville
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